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14 marzo 2025, Aggiornato alle 18,16
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Crociere perse, Livorno rischia di bruciare fino a 64 milioni

Uno studio elaborato dall'autorità di sistema portuale è una buona fotografia dello stato di salute generale del settore. Ad oggi cancellati quasi la metà degli scali. È ancora impossibile sapere quando si ripartirà


La crisi che ha travolto il settore crocieristico, in Italia e nel mondo, potrebbe impattare rovinosamente anche sull'economia livornese, bruciando nel 2020 tra i 53 e i 64 milioni di euro di ricavi. A sottolinearlo è uno studio elaborato dalla direzione Sviluppo, Programmi Europei e Innovazione dell'Autorità di sistema portuale del Tirreno Settentrionale, presentato oggi in un webinar dedicato al crocierismo e alla blue economy.

L'analisi parte dai dati aggiornati all'8 maggio e resi noti dal terminal crociere Porto di Livorno 2000. Dicono come nello scalo siano stati complessivamente cancellati 179 scali sugli oltre 379, un calo vicino al 50 per cento del totale. Nel 2020 il porto di Livorno avrebbe dovuto movimentare 897,720 passeggeri, riportando una crescita del 6,8 per cento rispetto al 2019 (dati di Risposte Turismo).

Partendo da queste cifre, il report analizza due scenari: uno ottimistico, fondato sulla possibilità che le navi da crociera riprendano a viaggiare a settembre, uno pessimistico, basato su una ripartenza delle attività a gennaio 2021. Nel primo caso, la perdita secca che il porto livornese potrebbe subire nell'anno ammonterebbe a quasi 54 milioni di euro (dato aggregato che ricomprende tre voci di spesa: passeggeri, equipaggi e servizi tecnico nautici). Nell'ipotesi peggiore, l'economia livornese potrebbe arrivare a perdere fino a un massimo di 64,6 milioni di euro (59,5 milioni al netto delle spese di bunkeraggio).

«Siamo in una situazione di assoluta incertezza - è il commento del presidente di Risposte Turismo, Francesco Di Cesare - difficile fare previsioni sulla ripresa o meno delle crociere da oggi alla fine dell'anno. Le grandi compagnie di navigazione hanno però una grande solidità finanziaria e sono in grado di far fronte a questo tsunami economico senza troppe perdite».

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