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14 marzo 2025, Aggiornato alle 18,16
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Infrastrutture

Crisi Fincantieri, il governo: "Nessun cantiere sarà chiuso"

Nel vertice tra sindacati e il ministro Passera le rassicurazioni su Castellammare di Stabia e Sestri Ponente. Sarà il gioco delle commesse e della solidarietà tra cantieri a determinare le prossime mosse. In Campania ok allo studio di fattibilità sul bacino di costruzione di Paolo Bosso  


Ancora buio pesto per i cantieri italiani. Ieri l'incontro tra il ministro dello Sviluppo Corrado Passera e i sindacati Fim-Cisl, Uilm e Fiom-Cgil ha prodotto poco, ma c'era da aspettarselo. La situazione non è chiara per nessuno. Per i sindacati, che negli ultimi giorni si sono mostrati divisi, per il governo, che non si sbilancia ma ha ribadito esplicitamente attraverso Passera la volontà di non chiudere nessuno stabilimento. Infine gli operai, pronti a scendere di nuovo in strada insieme alla Fiom. 
«Volontà di dare un futuro a tutti i siti in cui opera l'azienda» si legge nella nota diramata dal ministero dello Sviluppo. Infine «diversificare e ampliare l'offerta – prosegue il comunicato – a piattaforme specializzate, anche per dare maggiore certezza alla produttività di tutti i cantieri. Quindi il governo intende supportare il settore con il completamento delle commesse già deliberate, il supporto alle azioni commerciali dell'azienda e la conferma dei finanziamenti in ricerca e innovazione». L'impegno del governo a respingere ogni ipotesi di dismissione è un segnale importante che stoppa in parte il piano Fincantieri presentato a giugno, ritirato dopo poche settimane e riformulato più o meno negli stessi termini a dicembre: chiusura per Sestri Ponente e Castellammare di Stabia (Campania). La crisi è forte e gli ordini non ci sono ma nessuno ha intenzione di chiudere alcunché. Ma volere non è potere. Inoltre, nel meeting di Roma, è stato confermato il piano di cassa integrazione che prevede 3.670 lavoratori coinvolti. Sarà il gioco delle commesse e della "solidarietà" tra i cantieri a determinare le prossime mosse. In altre parole la possibilità per i centri di costruzione di prendere pezzi di altre navi da altri stabilimenti. Ancona, pur avendo tutti i dipendenti in cassa integrazione, ha ridefinito la sua mission verso le crociere. Per quanto riguarda Castellammare, si potrebbe ripartire da una commessa per due pattugliatori ordinate dalle capitanerie di porto. A tal proposito nella riunione con Passera sono stati confermati gli impegni sui tempi (giugno) per lo studio di fattibilità del bacino di costruzione. «Siamo soddisfatti, gli accordi siglati sono stati accettati» è stato il commento a Il Mattino di Luigi Scarica, segretario nazionale Failms e operaio stabile. Eolico, offshore, commesse militari, navi cargo per il trasporto rifiuti, per Sestri Ponente, Castellammare e Palermo, i tre centri più a rischio, potrebbero essere queste le prossime mosse per, se non ripartire, resistere per tutto il 2012.
 
photo: fullres (flickr) 
 
Paolo Bosso