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21 novembre 2024, Aggiornato alle 16,10
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Infrastrutture

Container vuoti? Un problema di spazio

Le aree per parcheggiare i "grandi contenitori" scarseggiano e i costi di deposito aumentano. Se ne è parlato in un convegno organizzato da Cisco, Genoa Port Center e il Dipartimento economia e metodi quantitativi dell'Università di Genova


Dove vanno a finire i container vuoti? Pochi se ne curano. Eppure il loro stoccaggio, in attesa di accogliere nuove merci, è molto importante per assicurare l'efficienza della catena logistica di ciascun porto o interporto. Se ne è parlato durante il convegno "Container vuoti, no grazie?", organizzato da Cisco (Council of intermodal shipping consultants), Genoa Port Center e Diem (Dipartimento economia e metodi quantitativi dell'Università di Genova). Al centro della discussione, l'impatto economico e territoriale nel capoluogo ligure del deposito e immagazzinamento di quelli che in tanti considerano solo degli impacci. Ma ovviamente il discorso si può estendere a tutte quelle aree del Paese dove il traffico di questi "grandi contenitori" è particolarmente intenso.
Solo nel porto di Genova vengono movimentati ogni anno 365 mila container vuoti, il 20 per cento del traffico totale. Pieni e vuoti viaggiano assieme e le compagnie marittime vanno dove trovano accoglienza per entrambi. Il problema è dove sistemarli prima che vengano riutilizzati. Mantenerli troppo tempo nei terminal portuali costerebbe pesanti commissioni, e anche trasportarli oltre Appennino (come il Comune di Genova aveva proposto) è piuttosto oneroso e richiede l'individuazione di aree adatte. Ma se non si troverà una soluzione per i vuoti, il porto perderà anche i container pieni. « Per ogni vuoto che non sapremo dove mettere - ha detto Giordano Bruno Guerrini, segretario generale del Cisco - rischiamo di perdere a Genova quattro container pieni. Invece, se davvero vogliamo che il porto arrivi a movimentare 3 milioni di teu dovremo raddoppiare anche gli spazi per stoccare i vuoti».
Secondo Luigi Merlo, presidente dell'Autorità portuale, la città di Genova ha dedicato in questi anni poca attenzione alle aree per i container. Addirittura, ha ricordato Merlo, «gli spazi per i vuoti che erano fuori dal porto sono stati chiusi, in controtendenza rispetto al panorama italiano (penso alla Spezia con Santo Stefano Magra)». E la delocalizzazione oltre le montagne è attualmente improponibile, considerato che, con il crollo dei noli, ha aggiunto il presidente dell'Ap, "costa di più trasportare un container al di là dell'Appennino che spedirlo in Asia".
Soprattutto una questione di spazio, quindi. E la notevole consistenza del volume di container vuoti movimentati dai porti italiani è stata evidenziata dal direttore di Assiterminal (Associazione Italiana Terminalisti Portuali), Luigi Robba: se a Genova è poco più del 20% del traffico complessivo, alla Spezia è del 22-25 per cento e a Livorno del 20-22 per cento. A Savona rappresenta una quota ancora più rilevante e a Venezia si arriva anche al 70 per cento.