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21 aprile 2025, Aggiornato alle 18,23
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Armatori

Container, armatori indisciplinati

La politica attendista delle grandi compagnie armatoriali non convince gli analisti di Drewry. Le economie di scala rischiano soltanto di aggravare il già squilibrato rapporto domanda-offerta


Eccesso di capacità sulle rotte principali e scarsa disciplina dei vettori. Sono queste le cause principali che secondo Drewry porteranno le compagnie marittime a non coprire i capitali investiti quest'anno. Il Container Forecaster dell'analista anglosassone presenta una mappa del trasporto marittimo che vede nel terzo trimestre una crescita globale pari al 7%, con gli scambi interni all'Asia e quelli verso l'America Latina in attivo, mentre quelli verso l'Europa e l'America settentrionale mostrano risultati inferiori alle aspettative.
La questione che si pone Drewry è la seguente: se il traffico container non è in grado di fare cassa in un anno relativamente buono per il trasporto, cosa succederà se/quando la domanda cadrà su scala globale?
L'imperativo attuale di vettori e spedizionieri è quello di mantenere la propria quota di mercato piuttosto che aumentare la redditività. Secondo Drewry l'eccesso di capacità rimane una grande preoccupazione per le compagnie e un fattore di instabilità per i caricatori e le aziende che finanziano o forniscono vettori. La sovracapacità, infatti, inizia a far sentire i suoi effetti. Il fattore di carico medio è stato pari all'80-85%, elemento che ha comportato un'anomala performance della stagione estiva, periodo in cui la movimentazione è al suo picco annuale. Risultato: la rotta Asia-Europa e soprattutto quella transpacifica hanno «vacillato». Proprio quest'ultima rotta ha visto infatti sparire molti piccoli vettori. «Forse – afferma Drewry - è "relativamente" facile per le grandi compagnie fermarsi ed aspettare, vedendo gli altri fallire o ripiegare sui mercati regionali». Se ciò accadrà però, ci sarà «grande sofferenza» per tutti.
Secondo l'analista con sede a Londra, gli operatori leader delle rotte asiatiche e nordeuropee non hanno ancora alcuna intenzione di diminuire la capacità questo inverno, cosa che difficilmente farà risalire i noli. La conclusione è che, a meno che il rapporto domanda-offerta non ripristini il suo equilibrio, nel 2012 molti operatori «perderanno parecchi soldi». Insomma, i due milioni di teu in nuove navi ordinate dal giugno 2010, 80% dei quali in unità da almeno 8mila teu, faranno molti danni. 
Il rapporto tra domanda e offerta da un lato e offerta di stiva dall'altro è il prossimo campo di battaglia. «I vettori più grandi – spiega l'analista Drewry  Neil Dekker - sviluppano economie di scala sempre maggiori, ma in questo modo l'industria marittima corre il grave rischio di aggravare ancora di più il rapporto tra domanda e offerta. Il boom-bust cycle si ripete ormai ogni anno, invece che ogni 4-5». Da qui la certezza che i fattori che determineranno l'industria marittima nei prossimi cinque/dieci anni saranno i seguenti: le strategie commerciali delle grandi compagnie, l'arrivo di nuove portacontainer da 10mila teu, e l'andamento dei consumi in Europa e Usa.