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17 aprile 2025, Aggiornato alle 14,13
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Politiche marittime

Con la riforma il governo vuole convincere i porti

Ciaccia interviene al Senato parlando di una legge attesa da dieci anni, "reale contributo al Pil del paese". Riuscirà il governo a realizzare una riforma efficace?


di Paolo Bosso  
 
La legge di riforma della portualità sta per essere approvata in Senato, e questo è un buon segno, un fatto, in controtendenza rispetto all'usuale atteggiamento del governo che di fronte alla portualità ha sempre avuto orecchie da mercante. Una riforma attesa dal cluster marittimo «da oltre un decennio» ha affermato il viceministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Mario Ciaccia intervenendo al Senato. E' «il compimento - spiega -di una riforma in grado di rappresentare un reale contributo all'incremento del nostro Pil, fattivamente foriera di sviluppo e crescita».
Ciaccia ha ricordato che il governo attraverso alcuni decreti legge ha anticipato alcuni contenuti della riforma portuale già approvata dal precedente esecutivo, introducendo una nuova disciplina in materia di dragaggi dei fondali portuali «con l'auspicio di rendere più competitivi gli scali ed accrescerne l'operatività».
E ancora, «come non pensare all'utilizzabilità dei project bond per lo sviluppo infrastrutturale dei porti» ha concluso Ciaccia osservando che «tali disposizioni di carattere finanziario, se pur non costituiscono la soluzione definitiva, rappresentano un importante corollario all'implementazione normativa in corso».
Il punto di svolta sarà sull'autonomia finanziara, quel gettito fiscale che trattenuto dai porti può permettere maggiori investimenti e competitività. Ciaccia ha promesso che questa manna di risorse per i porti sarà contenuta nella legge di riforma in discussione al Parlamento, «seppur nel limite dell'1% dell'Iva prodotta nei porti», e su questo il cluster storce il naso: troppo poco.