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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Cantieri, aiuti statali o europei per fronteggiare l'Asia

L'Italia, nel 2010, perde la leadership nella costruzione di navi da crociera: lo scettro passa alla Germania. Fermi i traghetti, bene il militare ma la delocalizzazione è forte. La pressione dell'Asia sull'Europa. Antonini (Assonave): "La riluttanza dell'Ue e degli armatori ci preoccupa" Paolo Bosso


Gli ultimi dati sui carichi di lavoro provenienti da Assonave confermano una cantieristica italiana in enorme difficoltà, caratterizzata dalla perdita in un settore in cui primeggiava negli ultimi cinque anni: le crociere. Servono commesse pubbliche, ecobonus, insomma qualsiasi aiuto che possa provenire dallo Stato, o dall'Ue, altrimenti il settore rischia di vedersi sorpassato dalla forte concorrenza asiatica.
Crociere. Quest'anno il mercato crocieristico è stato caratterizzato da una lieve ripresa degli ordini ma, come spiega il presidente Assonave Corrado Antonini, i livelli attuali sono circa la metà di quelli degli ultimi anni, dal 2005 a questa parte. Nel 2009 l'Europa ha attraversato il periodo peggiore con un solo ordine proprio in Italia con Fincantieri. Meglio è andato quest'anno con 7 ordini in Europa ma solo 2 nel nostro paese. L'Italia ha perso così nel 2010 la leadership che è passata alla Germania con 3 commesse. Per comprendere lo stato della crisi è sufficiente un raffronto con gli anni precedenti: nel 2007 l'Italia ha avuto 9 commesse su 16 totali europee. L'anno della crisi, il 2008, ha visto 3 ordini nel Vecchio Continente, di cui 2 italiani. Secondo Antonini la crisi in questo settore non deve far preoccupare perché il mercato in sé non è in crisi, quindi il calo delle commesse, europeo e nazionale, non dovrebbe essere strutturale, «ma è difficile – afferma Antonini – un ritorno ai livelli precrisi».
Traghetti. Quello dei ferry è stato negli ultimi anni un mercato dove l'industria nazionale ha dovuto subire di più la concorrenza asiatica. Attualmente è fermo, «soprattutto – dice Antonini – nell'area mediterranea, dove c'è stato un crollo verticale della domanda che però potrebbe essere superato con norme Ue che puntino su navi ad alta tecnologia ed ecologiche». In Europa quest'anno sono state registrate 10 commesse.
Militare. Diverso è il discorso per le costruzioni destinate all'esercito, soprattutto statunitense. Proseguono i programmi pluriennali per la Marina italiana. E' in via di perfezionamento l'ordine di una nave per l'Algeria e sono aperti i negoziati col Brasile. Negli Usa è stata acquisita una commessa per 10 navi Lcs. Ma su quest'ultimo ordine e su quello brasiliano pesa la delocalizzazione: non vi saranno benefici produttivi diretti su Fincantieri tranne che per Isotta Fraschini e Main System. Infine, per le costruzioni destinate alle Capitanerie di Porto, Fincantieri ha reso noto di non aver ancora formalizzato gli ordini con il ministero dei Trasporti e l'inizio delle costruzioni non avverrà prima di settembre 2011.
Occupazione. Le perdite nel continente europeo salgono del 22%, pari a 40mila addetti su 180mila. Preoccupante, come spiega Antonini, risulta «l'aliquota nei circa 300mila occupati dell'indotto». In Italia, secondo fonti sindacali, il numero dei cassi integrati del gruppo Fincantieri dovrebbe salire dagli attuali 728 a 2.300 ed effetti maggiori sull'indotto. Tenendo conto della difficoltà di reperire nuove commesse, anche il 2012 potrebbe presentarsi critico come il precedente, se non di più. 
Aiuti. Il presidente Assonave chiede la proroga degli aiuti di Stato, in scadenza nel 2011, prevista per tutte quelle imprese che spingono sull'innovazione. Bisogna stimolare la domanda con la dismissione del naviglio obsoleto, incentivare le costruzioni con ecobonus e spingere su tecnologia e sicurezza. «Ma la strada -afferma Antonini - è impervia per l'opposizione di una parte del mondo armatoriale e per un atteggiamento riluttante della Commissione Ue». Il tempo stringe. L'Estremo Oriente preme per conquistarsi un posto in Europa.

Paolo Bosso