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22 novembre 2024, Aggiornato alle 15,09
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Politiche marittime

Cambiamento climatico, Aponte: "Scomparsa dell'artico inquietante. Non ci navigheremo"

Il gruppo Msc annuncia che - in quelle poche settimane all'anno in cui è possibile - non porterà le sue navi sulla rotta artica. Ma navigare lì è anche molto pericoloso

(express.co.uk)

di Paolo Bosso

Il gruppo Mediterranean Shipping Company (Msc), secondo operatore al mondo nel trasporto dei container, ha annunciato che le sue navi non utilizzeranno le rotte artiche, che permetterebbero di risparmiare migliaia di miglia. «In quanto azienda responsabile con un patrimonio nautico di lunga data e passione per il mare, Msc ritiene che la scomparsa del ghiaccio artico sia profondamente inquietante. Ogni calo degli oceani è prezioso e il nostro settore dovrebbe concentrare i propri sforzi sulla limitazione delle emissioni ambientali e sulla protezione dell'ambiente marino attraverso rotte commerciali esistenti», spiega Diego Aponte, amministratore delegato del gruppo con sede a Ginevra. «Siamo convinti – continua - che i 21 milioni di container che movimentiamo ogni anno possano essere trasportati senza attraversare il corridoio artico».

Navigare lì fa risparmiare ma è pericoloso
Un'impennata del traffico marittimo nell'Artico, infatti, potrebbe portare a un'accelerazione dello scioglimento dei ghiacci in quell'area, oltre ad incrementare le emissioni inquinanti in una zona incontaminata. C'è però un altro fattore non da poco da considerare, e che può rappresentare una ragione ancora più valida per scegliere di non navigare, ora, nell'Artico: navigare liberamente lì è molto pericoloso. Attualmente i canali navigabili sono stagionali, per poche settimane l'anno. Un mare aperto nel passaggio a Nord Ovest e a Nord Est significa che lì si stanno sciogliendo banchise millenarie ma queste, una volta staccatesi dalla terraferma e diventate isole galleggianti, prima di scomparire devono sciogliersi, un processo che può durare da qualche anno a un decennio. Lo sciogliemento dei ghiacci, in sostanza, non significa mare navigabile ma, almeno in una prima fase, una miriade di iceberg alla deriva. Uno degli ultimi paper scientifici sull'argomento che conferma questo scenario risale al 2015, realizzato dalla York University di Toronto, che ha analizzato i dati di quattro sorvoli aerei effettuati sull'arcipelago artico canadese ad aprile e a maggio degli anni 2011 e 2015. Un ecoscandaglio a induzione elettromagnetica - un "EM Bird", grosso cilindro d'acciaio - ha misurato lo spessore del ghiaccio tra la zona settentrionale e meridionale del Passaggio a Nord Ovest, un arco di 1,600 chilometri. È stato il primo studio su vasta scala di questo tipo, realizzato da Christian Haas, un geofisico, e Stephen E. L. Howell, un oceanografo e meteorologo. La conclusione è che un mare aperto serenamente navigabile all'estremo Nord, dal Canada allo Stretto di Bering, è possibile in una Terra ancora più calda. In questi anni, nonostante il cambiamento climatico ce la metta tutta, nella parte più meridionale del Mar Glaciale Artico, quella interessata al passaggio dei mercantili, il ghiaccio arriva ad essere spesso fino a tre metri, in alcune zone le banchise sono larghe più di cento metri, spesse fino a quattro metri e alcune di queste non sono attaccate alla terraferma.

Dall'anno prossimo Msc, come tutti gli altri armatori del mondo proprietari di navi commerciali, dovranno adeguarsi a nuove strettissime normative sulle emissioni dei mercantili. Dal primo gennaio il tenore di zolfo emesso dai fumaioli dovrà essere sette volte meno i livelli attuali. Una misura drastica, decisa dal legislatore internazionale in materia, l'International Marittime Organization, la prima di una serie di iniziative che da qui al 2050 hanno come ambizioso traguardo il dimezzamento dei livelli di anidride carbonica emessi dallo shipping nel 2008.

Le tecnologie per raggiungere questi livelli sono molteplici e si applicano a più parti della nave. Biocarburanti, celle a combustibili all'ammoniaca o all'idrogeno, gas naturale liquefatto, per quanto riguarda la combustione. Eliche con disegni sempre più efficienti, per quanto riguarda la propulsione. Energia solare, eolica e mega-batterie per alimentare i sistemi di bordo. Msc ha calcolato che installando scrubber - filtri che funzionano come una marmitta catalitica utilizzando l'acqua di mare –, o utilizzando carburante di nuova generazione sulle sue 250 navi la flotta, potrebbe emettere 2 milioni di tonnellate di anidride carbonica all'anno in meno. Le navi da oltre 20 mila teu, come Msc Gulsun, la più grande attualmente in circolazione, grazie alla particolare capienza ha un rapporto molto basso tra grammi di C02 emessi per tonnellata di merce, pari a 7,49:1 (viaggiando a pieno carico, cosa non sempre possibile). L'armatore elvetico ha dichiarato che negli ultimi tre anni le emissioni di anidride carbonica della sua flotta sono diminuiti del 13 per cento. «La grande sfida per gli spedizionieri di container in questo secolo è come decarbonizzare e raggiungere i futuri obiettivi di emissione dell'IMO e dell'ONU oltre il 2030. Ciò non sarà realizzabile senza alcune importanti innovazioni nelle tecnologie del carburante e della propulsione», ha detto Bud Darr, vicepresidente esecutivo per gli affari governativi del gruppo Msc.

Risparmio energetico e riduzione delle emissioni a parte, navigare e fare affari nell'Artico è ancora troppo presto. Con muri di ghiaccio alla deriva impossibili da monitorare quanto costerebbe assicurare un carico del genere? Per qualche settimana all'anno si risparmierebbe un sacco di carburante, tempo e denaro. Ma forse è meglio circumnavigare i continenti, per ora.

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Tag: msc