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30 dicembre 2024, Aggiornato alle 14,49
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Politiche marittime

Bruxelles contro il piano navale della Corea del Sud

L'operazione di Stato per costruire 200 navi in cinque anni è concorrenza sleale secondo il commissario Malmström, oltre ad aumentare a dismisura la sovracapacità

Cecilia Malmström

Bruxelles è preoccupata per il programma di rinnovamento della flotta mercantile della Corea del Sud, lanciato ad aprile, che prevede la costruzione di 200 navi in cinque anni. Se n'è già visto il primo effetto: la settimana scorsa i gruppo industriali di Hyundai, Daewoo e Samsung hanno firmato un contratto da 2,8 miliardi di dollari per costruire 20 portacontainer. Gli istituti e le associazioni europee sono preoccupate perché si tratta di un piano quinquennale che oltre a riversare nel mondo una gran quantità di tonnellaggio che non farà che aumentare la sovracapacità mondiale, è anche un enorme aiuto statale che va contro i principi di funzionamento dell'Unione europea.

Nei giorni scorsi il commissario europeo al commercio, Cecilia Malmström, ha detto che Bruxelles si sta occupando della questione sia con i coreani che con la «controparte cinese». L'obiettivo è «affrontare le pratiche di distorsione del mercato», i «significativi aiuti agli stabilimenti locali». In sostanza, Bruxelles vuole cercare di neutralizzare la possibilità che un centro navalmeccanico asiatico possa costruire navi con pochissime spese rispetto a quelle di altri concorrenti, lasciando che dei costi se ne faccia carico in buona parte lo Stato in cui risiede. Meccanica apparentemente inversa a quella europea, dove la cantieristica è sviluppata dalla libera impresa, anche se il principale gruppo cantieristico, Fincantieri, è un'azienda pubblica. Ma le facilitazioni statali di Fincantieri non sono paragonabili a quella di un gruppo come Daewoo Shipbuilding o Samsung Heavy Industries, questo è il punto che sottolinea Bruxelles implicitamente: gli aiuti pubblici sono fondamentali ma c'è un limite.

Il segretario generale di Sea Europe, Christophe Titgat, l'associazione europea di costruttori navali – che recentemente ha sottolineato il destino politico del prossimo ciclo CEF – ha detto che «le ultime misure a sostegno della Corea del Sud sono chiaramente un esempio di concorrenza sleale. Il Paese è stato fortemente determinante nel creare la sovracapacità, con effetti drammatici per gli altri costruttori, soprattutto europei». Dello stesso avviso il segretario generale dell'European Shipowners' Organization (ECSA), Martin Dorsman. «Il piano di riforma della Corea del Sud ostacola l'accesso libero e paritario alla costruzione navale. Parte di questo piano batte bandiera norvegese. In un momento in cui le tendenze protezionistiche stanno aumentando, chiediamo un messaggio forte a sostegno del commercio libero, equo e basato sulle regole».