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17 aprile 2025, Aggiornato alle 14,13
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Politiche marittime

Barcellona inaugura un terminal. E l'Italia?

Il presidente Assoporti attira l'attenzione del governo su due temi caldi della portualità italiana: investimenti (dei privati) e concessioni. L'esempio di due recenti inaugurazioni in Germania e Spagna


Assoporti lancia un appello al governo affinché si confronti con l'Europa su concessioni e trasparenza. A Londra nei giorni scorsi si è tenuta l'importante rassegna internazionale PortFinance che ogni anno analizza il settore della portualità dal punto di vista economico. All'indomani dell'evento, l'associazione dei porti italiani prende spunto dall'evento per affrontare un tema delicato in Italia: quello delle nuove formule finanziarie e normative per incentivare gli investimenti privati. «Il quadro scaturito – afferma Assoporti in una nota - è doppiamente allarmante per l'Italia che rischia una volta di più di partire in grande ritardo rispetto alla concorrenza nord europea». Assoporti ricorda due recenti inaugurazioni che segnalano come i porti nordeuropei, ma anche la Spagna, vanno a una velocità diversa rispetto alla nostra: l'entrata in funzione a Wilhelmshaven del primo mega terminal container oceanico per grandi navi (nella foto) e a Barcellona l'inaugurazione, a cui ha partecipato anche il re Juan Carlos, del terminal Hutchison Port Holding.
Secondo Luigi Merlo, presidente Assoporti, l'Italia è ora in un momento «delicatissimo» perché la dimensione della sfida lanciata dal mercato e dai grandi operatori non consente esitazioni di sorta. E' per altro significativo come il governo spagnolo e quello della Catalogna, impegnati in un taglio drastico di tutte le spese, abbiano invece incrementato i fondi per la portualità». «I porti italiani – prosegue Merlo – chiedono con urgenza al governo di aprire un confronto con l'Unione Europea sia sul tema dei tempi delle concessioni che Bruxelles vorrebbe ridurre, mettendo ovviamente a rischio la possibilità di attrarre nuovi investitori in banchina, sia  sulle regole del gioco che il commissario ai Trasporti Siim Kallas ha confermato voler riscrivere nell'ottica di una maggiore trasparenza, di certezze per gli operatori e di un ingresso in banchina di soggetti esterni al sistema».
Entro il 2015 alcune fra le maggiori concessioni di terminal portuali in Europa arriveranno al giro di boa del rinnovo, e il clima di incertezza potrebbe mettere a rischio i massicci investimenti che i privati hanno pianificato per i prossimi anni. «Per altro sembra inevitabile – conclude Merlo - che nei prossimi anni una consistente svendita di asset portuali, come sta già accadendo in Gran Bretagna, penalizzerà ulteriormente i paesi, Italia in primis, che denunciano forti rigidità amministrative e che non hanno generato condizioni  di reale autonomia finanziaria».