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18 aprile 2025, Aggiornato alle 18,44
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Politiche marittime

Baltic Exchange in vendita, un po' di storia

Si tratta per l'acquisizione della  Virginia and Baltick Coffee House . I tempi cambiano ma l'indice, per essere affidabile, deve restare legato alla gestione datagli nel XVIII secolo


di Renato Imbruglia 
 
Gli investitori asiatici stanno trattando per l'acquisto del Baltic Exchange, la storica borsa marittima londinese, secondo quanto riporta il Financial Times. Il Baltic ha avuto diverse offerte di circa 100 milioni di dollari, tra cui quella del Singapore Exchange.
 
La storia 
Il Baltic Exchange nacque nella prima metà del 1700, quando nel 1744 la Virginia and Maryland Coffee House cambiò nome in Virginia and Baltick Coffee House, un luogo in cui armatori, capitani e commercianti si incontravano per definire i termini contrattuali del trasporto di merci. Nel 1823 iniziò a creare commissioni ad hoc per definire le regole degli accordi commerciali ed evitare comportamenti sleali. Dal 1985 è conosciuto a livello mondiale nello shipping per essere il responsabile del Baltic Dry Index, che delinea i costi per il trasporto di merce come ferro e grano, e funge da misuratore del commercio mondiale. Tutti i membri del Baltic Exchange si impegano a rispettare il "baltic code" nel loro comportamento professionale, seguendo il famoso motto our word, our bond. Tra i tanti motivi che hanno contribuito a rendere il Baltic Exchange famoso vi è anche l'essere stato vittima di un attentato dell'Irish Republican Army (Ira) nel 1992, che uccise tre persone e distrusse completamente la storica sede dell'organizzazione di St Mary Axe a Londra, che si è poi trasferita inizialmente nella vicina Lloyd's of London e successivamente in locali non lontani dall'edificio originale, poi venduto ed oggi occupato dal grattacielo-cetriolo "Gherkin".
 
Nonostante questo ruolo di primo piano, l'organizzazione societaria è rimasta legata alla forma datagli nel XVIII secolo, contando oggi circa trenta impiegati tra Londra, Atene, Singapore e Shanghai. Si finanzia con le quote che vengono sottoscritte da broker, avvocati, assicuratori e altri imprenditori del commercio marittimo. L'organizzazione agisce come regolatore, lobbista, risolutore di dispute e fonte di informazioni per gli operatori e le imprese afferenti. 
 
I dubbi sull'acquisizione 
La conformazione del Baltic Exchange ha consentito all'organizzazione di avere una propria autonomia, di non divenire un ente puramente commerciale, mantenendo una credibilità e un ruolo indiscusso nello sviluppo del mercato marittimo. Questo elemento di indipendenza e di mancanza di attività finanziarie collegate, che ne accresce l'autorevolezza, se non conservato dai probabili acquirenti potrebbe minare l'affidabilità degli indici, così come il rischio di cambiare le modalità di pagamento e di accesso alle informazioni. Alcuni membri non sono convinti che la necessità di vendere uno degli ultimi luoghi simbolo dell'impero inglese sia cosi impellente. È anche vero, osserva il Financial Times, che nel mercato odierno, per poter mantenere un livello di crescita in linea con il settore di riferimento, e dopo l'avvento della crisi economica, i mezzi a disposizione del Baltic Exchange potrebbero non bastare.
 
Attualmente il Baltic Dry Index è ai suoi livelli minimi storici. Basti pensare che nel 2008 consentiva agli armatori di fissare a circa 200mila dollari al giorno una bulk carrier che navigava per il Capo di Buona Speranza. Nel 2014 si è scesi a 18mila, per arrivare ai 5mila del 2015. 
 
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Immagine in alto, una stampa della Virginia and Baltick Coffee House (via)