|
adsp napoli 1
14 marzo 2025, Aggiornato alle 12,34
forges1

Informazioni MarittimeInformazioni Marittime

forges4
Armatori

Asso 22 torna a casa. Risolto il rebus del sequestro

Le autorità libiche rilasciano il rimorchiatore dell'Augusta Offshore che ora si trova al sicuro in Sicilia. Nessun riscatto. Il sequestro è servito ad impedire alle forze Nato di bombardare la zona portuale di Tripoli


Dopo essere rimasto intrappolato per un mese nel porto di Tripoli, il rimorchiatore italiano dell'Augusta Offshore "Asso 22" ritorna nelle acque italiane. Nel colloquio con i marittimi si è avuta la conferma che la presenza del mezzo nelle acque portuali di Tripoli è servita ad impedire alle forze Nato di bombardare la zona.
Le autorità libiche hanno così rilasciato l'unità che già il 24 aprile è approdata nel porto siciliano di Augusta, scortato nella navigazione dalla Libia dalla nave militare San Giorgio e da tre motovedette della Guardia Costiera.
La prima notizia della liberazione è giunta poco prima della mezzanotte del 24 aprile, quando la nave militare Bettica, che fa parte della flotta Nato che incrocia al largo delle coste libiche, ha raccolto il messaggio dell'equipaggio. Dopo l'approdo nel porto di Augusta, il sostituto procuratore di Siracusa, Maurizio Musco, ha iniziato gli interrogatori dell'equipaggio per chiarire la dinamica del sequestro.
«Mi hanno raccontato che hanno vissuto momenti di terrore soprattutto nei primi giorni del sequestro, e che i miliziani libici si alternavano nel presidio del rimorchiatore: non erano sempre gli stessi militari e tutti avevano una gran voglia di mangiare perché apprezzavano i piatti del cuoco italiano» racconta il sindaco di Pozzallo (Ragusa) Giuseppe Sulsenti dopo aver incontrato i membri dell'equipaggio del supply vessel. 
Il rimorchiatore, che imbarca undici uomini d'equipaggio (di cui otto italiani) era stato fermato nel porto libico il 17 marzo scorso, mentre esplodeva la crisi con il paese nordafricano. Asso 22 era in Libia al servizio di alcune piattaforme petrolifere, quando venne occupato da alcuni miliziani armati che dichiararono di essere persone dell'Autorità Portuale di Tripoli. Durante il sequestro, il rimorchiatore ha effettuato anche brevi navigazioni lungo le coste libiche. L'armatore Mario Mattioli ha dichiarato di non avere mai ricevuto alcuna richiesta di riscatto e comunque di non avere pagato alcuna somma di denaro.