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21 novembre 2024, Aggiornato alle 08,47
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Eventi - Infrastrutture

Adotta un cannone per il molo San Vincenzo

In programma oggi (ore 18) un "aperitivo" sulla terrazza della Stazione Marittima per raccogliere fondi destinati al recupero


di Marco Molino 

 

Un miraggio. Che a volte si concretizza e ti sembra di poterlo toccare, ma poi di nuovo svanisce nella nebbia delle speranze vane. Appare così il molo di San Vincenzo visto dalla terrazza della Stazione Marittima del porto di Napoli, dove oggi pomeriggio (ore 18) è in programma un incontro pubblico, un "aperitivo" finalizzato alla raccolta di fondi per recuperare uno dei cannoni ottocenteschi abbandonati lungo la banchina che si protende per quasi due chilometri nel golfo, attualmente inaccessibile per la presenza della Marina Militare.

 

L'evento è organizzato dall'associazione Friends of Molo di San Vincenzo, che da alcuni anni promuove visite guidate e iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica sul valore storico e architettonico della principale difesa foranea del porto e avviare quel "recupero e risanamento" più volte annunciato allo scopo di restituire il sito alla città. In un primo momento, era prevista una mini traversata in "taxi boat" (ripetendo l'esperienza del 2015) per raggiungere l'antico molo partendo dal Beverello. "Purtroppo abbiamo dovuto rinunciare al suggestivo approdo – spiega con rammarico Massimo Clemente, presidente dell'associazione –. Ancora una volta siamo costretti a guardare il San Vincenzo da lontano a causa delle mancate autorizzazioni allo sbarco che, di volta in volta, risulta interdetto da veti differenti. Ma il molo è un patrimonio di tutti e avrà un valore simbolico il restauro, con il sostegno del cluster marittimo, di almeno una delle enormi bocche di fuoco oggi in rovina".

 

La banchina progettata nel 1596 da Domenico Fontana è percorsa da due strade parallele, una interna verso il Beverello dotata di una lunga serie di arconi, l'altra esterna che affaccia sul mare aperto con una cortina muraria costituita da enormi blocchi lavorati in pietra lavica. Proprio lungo questa seconda via, si possono scorgere i cannoni ottocenteschi corrosi dalla ruggine, depositati a terra sotto il muro di contenimento. Autentici pezzi da museo che per qualche tempo erano stati anche utilizzati come bitte di ormeggio. A guardarli che si sfarinano al sole, quasi si rimpiange quella impropria funzione. Ora sono soltanto ferro su pietra. Eppure almeno uno di questi potrebbe tornare a raccontarci la sua storia.

 

(le foto sono di M. Molino)